Una lunga intervista, a tutta pagina, sulla Gazzetta dello Sport. Il personaggio del giorno in serie B è il capocannoniere del torneo Gigi Castaldo, che alla Rosea si confessa. “4 gol in 6 partite, non mi era mai successo. Il mio profilo Facebook recita “Sono talmente avanti che se guardo indietro vedo il futuro. Mia moglie dice che riesco a capire prima cosa succede, nel calcio e nella vita. Se una stagione nasce male, mi preoccupo. Dopo questa partenza dico invece che ci toglieremo delle soddisfazioni”. Poi l'avvio della carriera tra le mille difficoltà di una città come Napoli: “C'erano compagnie difficili ma il calcio e la famiglia mi hanno aiutato a stare lontano da giri pericolosi. Basterebbe trovare un lavoro onesto per stare lontano dalle cattive strade. Di campi difficili ne ho calcati tanti nella mia carriera campana, una volta con la Juve Stabia abbiamo pareggiato al 90’ a Potenza uno scontro diretto e siamo usciti dallo stadio verso mezzanotte. Successe di tutto. L'avversario più difficile? Michele Murolo: l’ho incontrato con il Marcianise in D e in C e con il Vicenza l’anno scorso in B. Ogni volta litighiamo, ma poi alla fine della partita ci abbracciamo: ormai siamo diventati amici, ci telefoniamo anche…

Paura? Mai in partita, piuttosto in alcuni derby ho temuto per la mia famiglia in tribuna. Oppure a Benevento, ero talmente contestato che mia moglie non è più potuta venire allo stadio. A Nocera invece la polizia mi ha scortato per sei mesi per andare a fare allenamento, dal campo all’autostrada. Non avevo accettato il trasferimento a gennaio e ho ricevuto minacce. In certi posti non sono soltanto tifosi. A Castellammare ho vinto, sono tornato e hanno insultato mia figlia di due anni”.

Una carriera sempre in Campania, quando Gigi ha provato ad andare più lontano, ad Ancora ha giocato 2 gare in B e a Siena ha fatto solo il ritiro: “Nel primo caso avevo solo 17 anni e la concorrenza era tanta. A Siena è stata una mia scelta, mi volevano mandare in prestito a Foggia e ho preferito rescindere”. 110 gol con quello di sabato: “Il più bello? Quello di Gubbio con il quale spinsi l'Avellino verso la B. Ho segnato a Torino e a Verona, al Livorno ho fatto tre gol in tre partite. La B è un altro mondo, rispetto ai miei primi anni di carriera ci sono 10 categorie di differenza”.

Perché in A arrivano più facilmente stranieri anche scarsi? “Perché uno come Evacuo non è mai andato in A? Se lo meritava, farebbe gol ovunque. E’ questione di coraggio e di interessi, certi stranieri sono davvero scarsi. I compagni mi dicono che se mi fossi chiamato Castaldinho… Per scherzo Eziolino Capuano mi chiama Castaldinovich, un vero personaggio ma mi ha insegnato tanto. Il mio idolo? Ronaldo, mentre simpatizzo Milan. Maradona lo ricordo poco, ero piccolo. Il Napoli mi piace, lo seguo, ma ora penso all'Avellino".
In Serie A chi ci va? “Non c’è una squadra che batte tutti e una più debole che perde con tutti. Bologna e Catania non sono come il Palermo dell’anno scorso, che era troppo forte”. Io leader? Ci tengo a esserlo, anche con i piccoli gesti. Sabato dopo il mio gol ho messo il pallone sotto alla maglia di Pisacane, che ha la moglie incinta: era una promessa. Siamo proprio un bel gruppo”. Il titolo di capocannoniere? Non credo, toccherà ai soliti, magari ancora Mancosu. O a uno che inizia per… Ca: Cacia, Caracciolo, Calaiò... Ah sì, Ca…staldo!”.

Sezione: Copertina / Data: Mer 01 ottobre 2014 alle 15:15 / Fonte: La Gazzetta dello Sport
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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