"E' stato un incontro acceso" disse Ade, il Dio dell'Oltretomba quando credeva che Hercules (nel grande cartone animato targato Disney) fosse morto in combattimento. E così è stato sicuramente anche tra Avellino e Lanciano. Due squadre che hanno lottato con le stesse motivazioni e la stessa voglia di portare a casa punti con un unico obiettivo in testa: la salvezza. La salvezza che l'Avellino ha quasi raggiunto. Vogliamo essere scaramantici perché la nostra terra ce lo impone e allora lo siamo. Manca un punto e sabato arriva il Como già retrocesso al Partenio-Lombardi. Che sarà mai, affermeranno i più ottimisti. Ma chi mastica calcio ("beve birra Moretti", recita un famoso spot), sa bene che nulla è scontato e che quindi ogni partita ha una storia a sè e che quindi qualsiasi formazione, soprattutto una già spacciata, potrebbe volersi togliere lo sfizio di giocare scherzati a chi ha invece qualcosa da perdere. Che dire, quattro punti in due gare. Due trasferte difficilissime in cui l'Avellino ha affrontato dirette concorrenti per la permanenza in B: risultato? Due punteggi utili, nessuna sconfitta. Mi viene da pensare che con Marcolin si era scelta la strada più breve, ma proprio una super scorciatoia per andare in Lega Pro. Ma un detto fa così: "meglio tardi che mai". E allora la dirigenza ha fatto bene, per fortuna, a tornare sui propri passi e avrà capito che con Tesser almeno si gioca a calcio. Si creano tantissime occasioni da gol come oggi, non sfruttate ahimè, ma ci sono. Servirebbe un po' più di cinismo, come servirebbe una piccola attenzione in più in difesa. Ma questa è storia vecchia, anzi vecchissima. Perché il tallone d'Achille dei Lupi quest'anno è stato proprio questo: la retroguardia. Spesso distratta e spesso a farfalle. Se l'Avellino avesse avuto a disposizione un parco difensori di livello un po' più alto ci saremmo tolti sicuramente delle belle soddisfazioni. Tesser a Lanciano ha realizzato un piccolo miracolo: la squadra era decimata e mancavano giocatori importanti come Castaldo e Paghera. Inoltre Bastien non era al top. E allora bisognava fare di necessità virtù e l'Avellino visto al Biondi non è affatto dispiaciuto, anzi, meritava sicuramente di realizzare un gol in più se non fosse stata per la scarsa vena da goleador di Insigne in una giornata che lo ha comunque visto protagonista. Ennesimo assist vincente per lui, che ha imbeccato la capocciata di Joao Silva. L'ariete portoghese si è sbloccato a tre giornate dal termine e chissà che non possa essere lui l'arma vincente per un finale di stagione positivo.

Manca un punto, dicevamo, e quando questo punto arriverà sarà festa grande perché per come si erano messe le cose (davvero maluccio), la piazza avellinese potrà tirare un grossissimo sospiro di sollievo. Emblematica la corsa di capitan D'Angelo (a proposito, auguri per la laurea Doctor) al triplice fischio sotto la curva riservata ai tifosi dell'Avellino. C'era paura, paura di non vincere più e di doversi nuovamente sentire nelle orecchie i fastidiosi fischi dei propri sostenitori. Ma tutto è bene quel che finisce bene e noi siamo contenti che la giostra sia ripartita.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 30 aprile 2016 alle 18:38
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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