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De Vito: "Non partire tra i favoriti può essere anche un vantaggio. Abbiamo puntato più alla fame che ai curriculum. Gli obiettivi non cambiano"

di Marco Costanza

Conferenza stampa del direttore sportivo dell'Avellino, Enzo De Vito, che ha parlato sulla chiusura del calciomercato e in vista dell'inizio del campionato. 
Queste le sue parole: "Si è operato in base a quello che erano i dettami tattici del mister. Si è operata una rivoluzione, tecnico e tattica, sarà sempre il campo a parlare, ma ritengo che sia stato fatto un ottimo lavoro. Sarà il tempo a dire se questo lavoro è stato ottimale. Non siamo i favoriti, lo sappiamo, ma può essere anche un vantaggio per noi. Partiamo con i fari spenti. Non abbiamo puntato a grandi nomi, ai curriculum, ma alla fame dei calciatori, alla voglia di vincere e di riscatto. Guardiamo all'appartenenza e alla voglia di fare bene. Poi ci sono reparti con profili con maggiore esperienza e reparti con più giovani". 

Sulle contestazioni: "I tifosi hanno sempre ragione e quindi non commento". 
Sulla tempistica: "Io di professione sono avvocato e dico che la legge è magari lunga, ma alla fine arriva e così posso dire sulla squadra, alla fine sono sicuro che il lavoro pagherà. Abbiamo voluto fare un lavoro di raziocinio, con calma e sostenibilità. Con giudizio, così come chiedono i vertici del calcio, da Gravina a Ghirelli. E' naturale che per ottenere determinati profili c'è bisogno di maggiore pazienza. Se si vuole spendere a spandere, si fa tutto subito, ma se si vuole portare un vantaggio economico alla società, bisogna avere calmo e attenzione. E' chiaro che queste parole sono legate ai risultati, se arriveranno, avremo ragione, altrimenti saranno parole in libertà, oppure come diceva un mio maestro, parole senza pensiero. Abbiamo dovuto lavorare su una lista di 24, abbiamo ancora oggi 3 ottimi calciatori fuori lista, che saranno pagati e si alleneranno a dovere. Ma purtroppo non rientrano nei piani". 
Sulla proprietà: "Il presidente e il figlio non mi hanno dato alcun tipo di limite. Ho ritenuto io, per evitare collassi economici, di gestire il mercato in questo modo. Non c'è stato nessun tipo di limite della società nel prendere questo o quel giocatore. Io gestisco le aziende, evitando di essere il Caronte dell'Avellino, evitando di portare la società all'Inferno. Dove possiamo arrivare? Tutti vogliamo arrivare dove vogliamo, ma si arriva con calma e giudizio, evitando fanfare e proclami. Vogliamo arrivare a giocarci i nostri obiettivi con le nostre strategie, poi il campo parlerà. Noi abbiamo dovuto operare, facendo uscire un numero altissimo di giocatori in punta di dritto. Questo è quanto e non sono alibi". 

Sui nomi dei calciatori: "Avete citato dei nomi accostati all'Avellino, ma dove sono ora? In Serie B. Noi abbiamo cercato di fare il massimo, con una linea da seguire, con basso profilo. Purtroppo quando trovi di fronte un muro di cemento armato e trovi delle crepe, difficilmente entri". 
Su Trotta: "Mi aspetto da tutti tante risposte non solo da lui. Mi aspetto che i calciatori mettano in campo lo spirito del Lupo, che lotti per questi colori. Noi abbiamo un valore aggiunto, che sono i tifosi, che hanno sempre ragione, e grazie al loro supporto possiamo ridurre il gap con quelle che sono le più forti. Tornando a Trotta, non è stato un ripiego, il mister indica un nome con determinate caratteristiche e la società punta a prendere questo o quello. Noi abbiamo elementi di spessore, partiamo da Murano, che è un signor giocatore, che punta a riscattarsi. Poi è arrivato Gambale, un giocatore con qualità assolute e e che sta facendo bene e sono certo che farà benissimo. Poi, sono sincero, si è parlato di Montalto, e dal punto di vista economico non mi è sembrato un profilo adeguato. Trotta dà quel tipo di garanzie". 

Sul suo ruolo: "Non faccio il direttore generale, l'ho fatto ad Arezzo l'anno scorso per necessità per 5 mesi. Io ho preso in mano dei contratti che l'Avellino aveva, e ho ritenuto opportuno operare cercando di evitare di buttare via un budget importante. Noi abbiamo cercato di evitare un bagno di sangue, e ripeto, in punta di dritto. Spero di aver sbagliato il meno possibile, qualcosa magari l'ho sbagliata, ma ho operato al massimo per questa società". 

Sullo striscione: "Ripeto, il tifoso ha sempre ragione, perchè paga il biglietto, e ha diritto di dire ciò che vuole, altrimenti saremmo in un regime e qui non lo siamo. Il tifoso ha diritto di contestare e fischiare e fare gli striscioni, questa è una conferenza post calciomercato e non post striscione. 

Su Kanoute: "Io ho iniziato ad affacciarmi sul mondo del calcio nel 2000-01, con il direttore Peppino Pavone, nell'anno della semifinale persa a Catania. C'erano in scadenza 18 giocatori, Mascara, Mendil e tanti altri. Anche io sto a scadenza. Mi hanno insegnato che nella vita le cose vanno meritate, anzi, proprio chi sta scadenza può dimostrare di più di meritarsi qualcosa. Il mister ci punta molto e certamente troveremo la quadra. Abbiamo dato una linea e penso che questa linea sia stata condivisa dal ragazzo. E penso che Momo farà parte della nostra famiglia. Noi siamo qua, il responsabile tecnico sono io, poi c'è Taurino. Io non cerco consensi, amicizie e simpatie. Ma non devo fare una campagna elettorale, devo creare valore alla società. Se riesco bene, senò vado a casa. Buon campionato a tutti ". 


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