Sfortuna, sbavature e imprecisione: la sconfitta che non ti meriti
Come si fa a descrivere una sconfitta immeritata arrivata al termine di una partita in cui hai creato le occasioni migliori ma non le hai concretizzate? Non è facile dare un senso a questo risultato, potremmo far ricorso al più classico dei detti calcistici secondo cui la palla è rotonda e tutto può accadere, ma almeno da un dato possiamo ripartire: la prestazione c'è stata. Taurino aveva insistito molto sull'atteggiamento prima di questa partita, aveva auspicato una prestazione diversa da parte dei suoi rispetto alle ultime trasferte, una reazione simile a quella avuta contro il Messina, e la squadra ha giocato con l'atteggiamento giusto. Propositiva, senza paura, in palla e spregiudicata, al punto da portare sei giocatori del Latina sul taccuino dei cattivi, segno che l'avversario è dovuto ricorrere alle maniere forti per arginare le folate biancoverdi. Ma resta il solito grande cruccio: l'Avellino non segna. Tre gol segnati in cinque partite sono pochi, peggior attacco del campionato insieme a Foggia e Viterbese, un po' il problema che si aveva l'anno scorso. Cambiano gli interpreti ma resta l'handicap: eppure sono arrivati Russo, Trotta, Guadagni, Gambale, Ceccarelli, oltre ai già noti Kanoute e Di Gaudio, numericamente tante scelte ma tanta fatica per buttarla dentro. E a Latina si è visto: sul bolide di Ceccarelli è stato bravo il portiere a volare all'incrocio, ma il tiro di Russo a tu per tu con Cardinali andava buttato dentro, così come il bel tiro dalla distanza di Casarini meritava maggiore fortuna del palo. Sempre Casarini di testa ha sprecato in piena area, senza dimenticare gli interventi alla disperata dei difensori sui piedi di Ceccarelli, Trotta, Russo. Il Latina ci ha messo l'anima, ha difeso con il coltello tra i denti senza concedersi distrazioni e ha allontanato le tante palle gol scodellate in area dai vari Ricciardi, Dall'Oglio, Russo, Ceccarelli.
Solo sfortuna? Forse ma anche una sbavatura che grida ancora vendetta, l'errore di Aya che ha permesso a Fabrizi di colpire di testa indisturbato. Senza voler gettare la croce addosso a un difensore che poi ha condotto la sua onesta partita, ma la differenza è tutta qui: il Latina ha colpito l'Avellino nel suo unico errore, il Latina ha saputo recuperare dai propri errori (vedi un paio di palle perse che hanno innescato il contropiede di Russo) senza concedere nulla. Squadra cinica e arcigna, mentre l'Avellino ha costruito ondate su ondate che però si sono infrante sul muro della difesa. Il 4-3-3 ha dato conferme sul piano della costruzione e della pericolosità, ma bisogna diventare più cinici davanti. Nel finale come a Monopoli Taurino ha tentato il tutto per tutto gettando nella mischia anche Murano al fianco di Gambale, con Guadagni e Russo ai lati, una sorta di 4-2-4 che però non ha trovato sbocchi, con il Latina tutto chiuso.
Ci ritroviamo quindi a descrivere un'altra sconfitta ma stavolta immeritata: se a Pescara e Monopoli l'encefalogramma era sembrato piatto, questa volta possiamo davvero imprecare solo per la sfortuna, o meglio l'imprecisione. Andrà meglio la prossima volta? Forse, se si gioca ancora con questa determinazione, ma intanto la classifica parla di un Avellino a 4 punti dopo 5 gare, in zona pericolosa. Le prime posizioni sembrano lontanissime e probabilmente le priorità andranno riviste, al momento già un piazzamento playoff sembra un traguardo ottimistico.