Un Avellino da minimo sindacale contro il Brindisi, ma ora urge recuperare lo strappo con la curva
Tutto facile, tutto secondo pronostico per l'Avellino contro il Brindisi: al Partenio finisce 2-0 con un gol per tempo. Anche se, visti i risultati e gli scivoloni di questa stagione, il rischio che l'Avellino avesse tutto da perdere in questa gara c'era, ma per fortuna la squadra ha giocata tranquilla e concentrata per tutti i 90 minuti, sbloccandola subito dopo appena 5 minuti e chiudendola dopo altrettanti minuti della ripresa, senza mai subire un Brindisi apparso davvero in difficoltà, incapace di creare pericoli dalle parti di Ghidotti (che mantiene l'imbattibilità per la seconda partita di fila) se non per una punizione dell'ex Falbo in chiusura di primo tempo, e che resta in dieci nei minuti finali.
Pazienza ha scelto per la terza volta di fila di partire dal 3-5-2, dimostrando quindi la volontà di tornare a questo modulo per il finale di stagione, e propone Gori-Patierno come coppia d'attacco, dirottando D'Ausilio come quinto a sinistra. La partita si mette praticamente subito in discesa per l'Avellino con la girata da calcio d'angolo di Patierno sul secondo palo dopo appena 5 minuti, servito da una deviazione dello stesso Brindisi. E qui si incanala praticamente la gara, con l'Avellino che controlla e potrebbe raddoppiare prima con Gori, girata di testa parata, e poi con un quasi autogol degli ospiti. Nel finale di primo tempo, come detto, la punizione di Falbo che scalda le mani a Ghidotti. Resterà l'unica parata difficile del portiere, anche perché nel secondo tempo Patierno raddoppia in un'azione simile, stavolta servito da Gori, e la partita si chiude.
C'è modo quindi di dare spazio anche a Liotti a sinistra, che prende il posto di D'Ausilio, mentre la fascia più offensiva diventa la destra, con l'ingresso di Russo per Ricciardi. Squadra che poi cambia nuovamente forma con l'ingresso di Sgarbi per Gori, Russo si porta in avanti e si torna al 4-3-3. Qualche buon guizzo sia di Sgarbi sia di Russo, ma il risultato non cambia. Una vittoria tranquilla e quasi banale, potremmo dire, perché oltre a non aver mai corso pericoli l'Avellino non ha neanche schiacciato l'avversario o provato la goleada, come successo magari contro Latina e Catania, ma si è accontentato di segnare i due gol della tranquillità e di controllare: quel controllo che generalmente non fa parte del DNA di questa squadra, come ha sottolineato ieri in conferenza Pazienza e come hanno dimostrato le tante rimonte subite negli ultimi minuti, ma che è stato di facile attuazione contro una squadra che ha palesato tutti i problemi che ha e la posizione di classifica che occupa.
Una vittoria quindi che non ha entusiasmato più di tanto i tifosi, che non hanno risparmiato fischi dalla curva alla squadra neanche stavolta (mentre il resto dello stadio ha provato ad applaudire) per un risultato che era il minimo sindacale da portare a casa e che quindi non è servito a recuperare un rapporto con la tifoseria (probabilmente neanche dopo un eventuale 5-0) che, probabilmente, si ristabilirà solo con un cammino vincente nei playoff, dopo che il campionato non è andato come tutti auspicavano. L'impressione, viste le ultime partite, è che anche vincendo le partite non ci sarà un cambio di atteggiamento da parte della tifoseria, al contrario dei fischi che invece continueranno a esserci in caso di sconfitte. Questo perché non è la mancanza di vittorie a indispettire la curva, o il numero di gol segnati, quanto un campionato condotto sottotono in una stagione in cui davvero si poteva puntare al primo posto. E quindi soltanto con un playoff da protagonisti potranno tornare gli applausi.
L'incitamento, sia chiaro, non è mai mancato e mai mancherà, l'amore per questa maglia non si discute e ci sarà il sostegno atteso anche in un minitorneo difficile come gli spareggi promozione. Se alla fine ci saranno applausi, dipenderà solo dal cammino che si farà in questa speciale coda di campionato. Ma per affrontare al meglio i playoff serve ora compattezza e unità di intenti, altrimenti si rischia di compromettere anche la post season. Il primo posto probabilmente ormai è andato e la squadra ha capito la delusione dei tifosi, ma non è necessario "tenere il broncio" per tutta la parte finale di stagione. E' ora di voltare pagina, guardare avanti e andare tutti assieme a prendersi questa promozione ancora possibile. Accogliere la squadra con applausi e incitamenti alla prossima vittoria potrebbe dare quello slancio ulteriore che serve per una post season importante. Urge un confronto e un chiarimento tra le parti, per remare tutti nella stessa direzione e centrare un obiettivo ancora possibile, magari non farà piacere passare per la porta secondaria, ma l'obiettivo è ancora lì.