Vittoria doveva essere e vittoria è stata: Braglia salva la panchina ma il clima resta instabile
di Domenico Fabbricini
C'è però anche da dire che sul piano del gioco la partita l'ha fatta l'Avellino: aggressivo dal primo minuto, determinato a portare a casa la gara, ha creato i maggiori pericoli soprattuto nel primo tempo, lasciando alla Virtus solo qualche contropiede ben controllato. Il rigore conquistato da Di Gaudio, imprendibile sulla fascia meno preciso quando c'è da andare al tiro e trasformato da Gagliano, al secondo gol consecutivo, ha sbloccato meritatamente il match in favore dei Lupi, che nel finale per poco non hanno trovato anche il raddoppio ma Di Gaudio, come si diceva, fa tutto bene ma si perde al momento del tiro calciando sul portiere in uscita, e Carriero non riesce nel tap in da fuori area.
Nella ripresa la gara si fa più equilibrata, l'Avellino comincia ad accontentarsi del pari anche se va ancora vicino al gol con Micovschi il cui diagonale è fuori di poco; ma rischia anche il pari, come già detto, se non fosse stato per la doppia parata di Forte che da distanza ravvicinata chiude la saracinesca. E' un Avellino in ripresa, ma ancora convalescente. Il ritorno al 4-3-3 sembra aver convinto: la difesa è tornata a non subire gol, Di Gaudio e Micovschi sulle fasce fanno quello che ci si aspetta, le occasioni arrivano. Peccato che ancora si concretizzi troppo poco ma questo ormai è un disco rotto da inizio stagione e dovremo convincerci almeno fino a gennaio.
Proviamo allora a guardare il bicchiere mezzo pieno: si torna in zona playoff anche se le ambizioni mirano ben più in alto, Braglia salva la panchina e la squadra potrà lavorare con maggiore serenità in settimana. Emblematica la scelta di Braglia di lasciare in panca Maniero per tutta la partita, ma anche Aloi. Dopotutto se non rendi, e dopo diverse giornate di fiducia incondizionata, non puoi sperare di vivere di rendita per tutta la stagione, soprattutto dopo quello che è successo in settimana e le aspettative di rivoluzione. Rivoluzione che è stata mini in realtà, visto che dopo l'esclusione dei due sopra citati l'altro cambio, come si diceva, è stato il ritorno al 4-3-3, che è sembrato però più incisivo del precedente 3-5-2.
Avanti così allora, vedremo se questa prova d'orgoglio è stata solo una reazione nervosa alla turbolenta settimana o se con tutti gli uomini ritrovati manca solo Kanouté l'Avellino tornerà a svolgere il ruolo che ci si attende. Domenica prossima si va ad Andria: obiettivo continuità.
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