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Di Somma: "Per me Avellino ha rappresentato tanto. Forse solo da allenatore ho fatto male. Nel ruolo di ds, al di là delle critiche, non ritengo di aver fallito"

di Marco Costanza

Salvatore Di Somma, leggenda dell'Avellino, storica bandiera dei tempi della Serie A, ha raccontato diversi aneddoti sulla Legge del Partenio, sulle vittorie con le big, sulle salvezze storiche, ma ha anche ripercorso il suo ultimo percorso da dirigente biancoverde. 
Queste le sue parole: "Avellino per me ha rappresentato tanto. In campo ho dato sempre il massimo, sposandomi subito con l'identità di questo popolo. Condivido con tanti, che la salvezza nell'anno del terremoto sia stata la gioia più grande, perchè rappresentò un riscatto di un popolo, che stava soffrendo, che voleva risollevarsi". 
Sulle altre esperienze in biancoverde: "Lavorare ad Avellino per me è un onore. In qualsiasi ruolo, darei sempre il massimo. Penso che nelle mie esperienze in biancoverde, solo da allenatore mi ritengo di aver fallito. Leggo anche critiche per quanto fatto come direttore sportivo, ma analizzando, non mi sento di concordare. Io sono venuto come ds ad Avellino nel 2019, con De Cesare, costruendo una squadra in poche settimane, con un budget davvero minimo. Credo di aver fatto i miracoli quell'anno. Poi subentrò D'Agostino, ci fu il Covid e ripartimmo l'estate successiva con Braglia. Il primo anno credo che fu fatto un capolavoro, con un budget non enorme, arrivammo a fare la semifinale playoff, perdendo per sfortuna solo con il Padova. L'anno successivo, con diversi accorgimenti, anche qui non un budget enorme, nonostante una partenza non felice, eravamo quarti, a febbraio, quando poi fummo esonerati, io e Braglia, e ancora non mi spiego il perché. Si è visto poi, cosa è successo, solo disastri, fino alla scorsa estate. Quindi criticare la mia esperienza da ds ad Avellino non la trovo una cosa giusta". 


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