Domenico Viscido: "Mio figlio aveva un nemico nel cervello che lo tormentava"
Domenico Viscido, padre del compianto Pippo, questa mattina in occasione dei funerali del calciatore presso lo stadio di Battipaglia, ha ricordato così il figlio ai microfoni di Prima Tivvù: "Era un ragazzo che viveva di pane e pallone, una brava persona, non faceva intendere nulla ma per me è stato un ragazzo che ha sempre fatto qualcosa di buono. Ha sempre aiutato tutti, ha mantenuto tanti amici per il suo carattere generoso. Prima l'ho portato alla Cavese e poi con Dionisio lo abbiamo portato all'Avellino. Non mi aspettavo questo gesto, la spiegazione non c'è, rispetto la sua volontà, gli ho donato la vita che era sua. Non aveva problemi, ha fatto cose bellissime e in un minuto è scomparso. Ieri sera ho capito che forse aveva un nemico nel cervello che lo tormentava, non ne ha parlato con nessuno. Doveva portare il bambino al mare e ha detto che non si sentiva bene, dopo mezz'ora non c'era più. L'ultima volta che l'ho visto non mi ha detto niente, non si è mai confidato su queste cose, era stato a pesca a Nusco, ha detto che sarebbe passato da casa più tardi dopo essere andato al mare con la famiglia. Poi lui è rimasto a casa, ha mandato un messaggio con saluti di addio a moglie e figli e questo è tutto. Sicuramente la moglie sarà in grado di portare avanti la famiglia, una bella famiglia. Ad Avellino gli è rimasto solo il rammarico di non aver giocato tutta la carriera in biancoverde, preferiva essere chiamato lupo piuttosto che pitbull".