Izzo: "Accuse infondate, non ho giocato nelle partite incriminate. A Pini dava fastidio che avessi fatto carriera..."
Tra poco, alle 14, a Roma inizierà il processo sulla presunta combine nel 2014 di alcune partite dell'Avellino (contro Modena e Reggina) da parte di Izzo, Millesi, Peccarisi e Pini, i calciatori coinvolti nell'indagine. In particolare a carico di Armando Izzo, ora calciatore del Genoa e nel giro della Nazionale, pende l'accusa di concorso esterno al clan camorristico Vinella Grassi, un'accusa pesante che rischia di minare la sua carriera. In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport l'ex difensore biancoverde racconta il suo stato d'animo: "Nelle intercettazioni mi chiamano 'l'ignorante', dicono 'oh l'ignorante non deve sapere niente perché Avellino-Reggina la fanno i senatori'. Nel 2014 ero un novellino e in squadra c'erano calciatori come Castaldo, Biancolino, Millesi. Ma hanno ragione, sono ignorante, non mi vergogno". Poi la lunga storia della sua vita, la morte del padre, la fatica di tirare avanti, il rischio di finire nelle mani della mafia, ma anche quel talento del calcio che poteva garantirgli un futuro diverso.
La l'accusa di un boss ora non lo convince: "Spiega al magistrato che sono uno di loro per via di uno zio affiliato, ma quello è un parente acquisito, non ho rapporti con lui da quando ero ragazzino. Secondo questo boss sarebbero venuti a Trieste per farmi alterare una partita, ma siccome contavo zero è saltato tutto. Ho chiesto al mio avvocato, non c'è nessuna traccia del presunto viaggio in piu' io a gennaio 2012 passo all'Avellino. Sarebbero venuti a cercarmi a Trieste, ma quando vado a uno tiro di schioppo da Napoli non vengono a cercarmi? Inoltre per le presunte combine si sarebbero rivolti a Pini, con un passato nell'Avellino vecchio di oltre 10 anni, eppure dicevano che ero come un "fratello" per loro.
Certo conosco Pini come molti calciatori dell'Avellino, aveva un negozio di oreficeria, compravo alcune cose da lui. In ogni caso lui aggancia Millesi. Mi chiamano per raggiungerli in un ristorante, dovevamo parlare di un orologio, poi Millesi mi fa uno scherzo, ci sono anche altre persone compresa una ragazza. Sarò rimasto 20 minuti. Ho scoperto dopo che ci sarebbe stato anche il boss Accurso. La combine col Modena? Le sembra normale che un boss punta 400 mila euro per vincerne 45 mila? E Millesi accetta di restituirne 400 mila se la cosa non va in porto? Una scommessa in cui il Modena avrebbe dovuto fare un gol con qualunque risultato. Io neanche ho giocato perché infortunato. Il boss vede la partita in un centro scomesse, preoccupato dello 0-0 del primo tempo si fa prestare il telefono da Pini che chiama Millesi, in panchina come me, che incrocia Peccarisi di ritorno dagli spogliatoi e per 15 mila euro lo convince a far segnare il Modena. Le immagini Sky testimoniano tutto questo.
Si vede come io e Millesi ci alleniamo ma non entriamo mai in campo. Accurso dice poi ai magistrati di aver venduto il cellulare da cui sono partiti i messaggi a Millesi ma non si ricorda a chi. L'altra partita, con la Reggina, io ero in tribuna. La squadra calabrese era già retrocessa e mandò in campo la Primavera, basta vedere i tabellini. Perché Accurso e Pini fanno il mio nome? Me lo sono chiesto anche io, in fondo all'interrogatorio vedo che Pini dice "quando vedo Izzo e Millesi giocare in A, beh mi girano". Ecco forse qui sta la risposta, lui non ha mai fatto carriera. Sarò ovviamente a Roma al processo, ne va della mia carriera e della mia famiglia".