L. Silvestri: "Risposi a Gautieri e non giocai col Foggia. La mancata conferma? Non me la spiego. Questo Avellino ha limiti caratteriali"
In una lunga intervista rilasciata a Il Mattino, l'ex difensore dell'Avellino, Luigi Silvestri ha parlato del passato, del presente e del futuro dei lupi: "Ad Avellino sono cresciuto in fretta, tutto di un fiato. Per questo non posso dimenticarla. La premessa è che a Cesena sto benissimo, non a chiacchiere. È un grande club, una città piena di vita e di entusiasmo, e potrebbe rappresentare una svolta per la mia carriera visto che ci giochiamo ancora la promozione diretta in B, ma il mio legame con Avellino resta vivo, forse perché il finale mi ha lasciato un segno profondo addosso.
Perché non ho giocato col Foggia il 4 maggio? Non lo so, non l’ho mai capito. Ricordo però che qualche giorno prima di quella partita mister Gautieri fermò l’allenamento perché non gli stava piacendo, mancava di intensità. Io ebbi il coraggio di dire il mio punto di vista, poi non fui inserito tra i titolari. So invece che l’anno precedente non avevo fatto i play off perché mi ruppi il malleolo contro il Bari, ci tenevo tanto a riscattarmi. E il mister ne era a conoscenza.
La mancata conferma? Anche in questo caso non conosco la risposta, però mi ha ferito tanto come ci siamo lasciati: in 50, 60 partite con quella maglia addosso ne avrò sbagliate tre al massimo, credo di aver dato tutto. Nessuno della società o dell’area tecnica mi ha spiegato, parlato: stavo anche presentandomi in ritiro a Mercogliano, poi mi fu detto di non farlo. Eppure credo che se mi fosse stata data una possibilità le cose sarebbero andate diversamente e sarei ripartito con la fascia di capitano. Una volta mi portarono in un paesino in montagna, a 50 kilometri da Avellino, dove fui accolto in modo incredibile. Allora ho capito cosa vuol dire quel lupo, cosa rappresenti. I tifosi lo amano in un modo difficile da spiegare, va vissuto, va visto e per questo sono certo che fino all’ultimo non lo lasceranno mai solo.
Una stagione ad Avellino per un calciatore vale per tre in qualsiasi altra parte d’Italia: per giocare con quella maglia devi avere la giusta dose di carattere, personalità e follia. Non discuto il gruppo: molti dei calciatori attuali sono miei amici e tanti giovani interessanti mi piacciono, vedi Maisto e Moretti. Ma forse la squadra ha limiti dal punto di vista caratteriale, ci sta che alla prime sofferenze ed episodi negativi ti butti giù e rialzarti è complicatissimo. Anche gli errori difensivi ultimi: sono frutto della mancanza di fiducia, della paura non dei limiti dei singoli.
I playoff non sono un'illusione. Arrivarci sarebbe un obiettivo importantissimo, soprattutto dopo una annata così. Vi assicuro che nessuno ha mollato. Sento spesso Sonny (D’Angelo ndr) e Agostino (Rizzo ndr) e vi assicuro che ci credono eccome. Davanti hanno tre finali da affrontare con il sangue agli occhi, senza paura. Non dico che sia semplice, ma possibile. Se fosse tutto già scritto non avrebbe senso provarci. Rastelli? I ragazzi mi dicono che è super, davvero bravo. Ripeto è stato un anno tormentato, subentrare non è facile".