Salvini: "Avellino? Piazza straordinaria. Il perché del passo indietro? Visioni diverse con la proprietà. Ma un giorno mi piacerebbe tornare"
Ernesto Salvini, dirigente sportivo, che per pochi giorni è transitato ad Avellino, prima dell'avvento di Perinetti, ha parlato a LaCasaDiC.com -., soffermandosi sul perché dell'addio all'Avellino dopo pochi giorni.
Queste le sue parole: "Al presidente ho sempre detto che non riesco a lavorare solo per dire che lavoro. Se sposo un progetto è perché so che posso incidere e farlo in modo sostanziale. Sempre in accordo con la proprietà. Eravamo rimasti d’accordo che avrei studiato la situazione e poi avremmo deciso. Sono stato ad Avellino dieci giorni, una piazza fantastica che ti rimane dentro con un grande presidente. Mi sono guardato intorno, ho analizzato la realtà tenendo conto di quelli che fossero gli equilibri e le dinamiche. Quando mi sono reso conto che le cose che andavano in contrasto con la mia visione del calcio erano troppe per garantire alla proprietà una salvaguardia economica, ho deciso di fare un passo indietro".
Salvini prosegue: "Non era il momento giusto. Non è stato facile, la mia coscienza mi diceva che non ero la persona giusta. Mi piacerebbe in futuro poterci tornare. Avellino é una realtà in cui ho sempre desiderato lavorare. E voglio ricordare che ha un presidente che ha fatto e fa davvero molti sacrifici. Gli ho dato un consiglio amichevole su quale potesse essere la persona giusta per il club. Io avrei dovuto cambiare troppe persone, pretendendo troppo dal presidente. Alla fine i cambiamenti sono comunque stati fatti. Sotto l’aspetto dei risultati mi fa piacere che le cose stiano andando bene, ma da un punto di vista economico il presidente avrà dovuto fare ulteriori sacrifici”.