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Filarmonico, primo allenatore di Parisi: "E' partito come attaccante, è cresciuto tanto e ha meritato la serie A"

di redazione TuttoAvellino

Dopo il gol di ieri alla Svizzera, che ne ha messo ancor più in luce le qualità, nelle ultime ore non si fa che parlare di Fabiano Parisi, già al centro degli interessi di mercato con le big di serie A sulle sue tracce. Sportitalia.com ha intervistato il suo scopritore, Roberto Filarmonico, che lo ha allenato alla Pro Hirpinia quando aveva appena sei anni. "Devo dire la verità, ovvero che nei primi anni era un bambino calcisticamente uguale agli altri - racconta -. Però dal punto di vista mentale aveva una marcia in più, era molto tenace in tutto ciò che faceva. Questo lo dicevo sempre alla sua famiglia, con la quale sono legatissimo". 

Quindi è stato l'aspetto mentale a fare la differenza? 
"Sì, anche perché Fabiano doveva crescere fisicamente: era cicciottello e, diciamo, di buona forchetta (ride, ndr). Io lo schieravo da numero 10 ma non ero convinto che avesse le caratteristiche da fantasista. Poi piano piano ha cominciato a emergere e a fare la differenza, ci è voluto un po' di tempo ma ce l'ha fatta". 

Un ricordo particolare di quel periodo? 
"Ne avrei tanti, ma dico il Torneo Internazionale di Agropoli. C'erano numerose società estere e professioniste. Noi giocammo contro la squadra della Scuola calcio di Zambrotta: perdevamo 3-0 dopo il primo tempo, mentre al 95' segnammo la rete del 3-3 grazie a una doppietta di Fabiano. Andammo ai rigori e quando toccò a lui il portiere avversario, per sfidarlo, gli urlò: "Tira da quella parte", lui calciò un rigore perfetto e vincemmo". 

Quando Parisi ha iniziato a giocare da terzino? 
"Nella Primavera del Benevento. Qui è stato bravissimo l'allenatore Nicola Romaniello, che da mezzala/trequartista lo mise come esterno di centrocampo. Dopo quell'anno però il Benevento non lo riconfermò e lo svincolò. Così mi occupai io personalmente della sua situazione. Dovevamo andare all'Ercolanese ma non trovammo l'intesa per la distanza logistica. Quindi ci fu l'opportunità dell'Avellino: era davvero l'ultima spiaggia, pensa che eravamo convinti che sarebbe dovuto andare avanti con gli studi dopo la scuola e che quindi il calcio sarebbe stato al massimo un secondo lavoro. Si è trovato molto bene ed è esploso". 

Come andò il provino con il Padova nel 2016? 
"Andammo lì con altri quattro ragazzi anche grazie all'agente FIFA Giulio Biasin. Al termine di quei giorni il Padova lo voleva ingaggiare definitivamente, ma avremmo dovuto pagare noi i 600-700 euro mensili di convitto. Per questo motivo saltò l'accordo". 

Tornando all'Avellino, quale è stato il momento di svolta? 
"Né io né suo padre pensavamo potesse arrivare alla Serie A. Eziolino Capuano è stato un grande: ha saputo esaltarne le qualità e poi lo ha messo in contatto con Mario Giuffredi. Che poi io conobbi e facemmo il cosiddetto passaggio di consegne. Da quel momento è lui che si occupa di Fabiano". 

Sul futuro.
"Mi ha detto alcuni giorni fa che le proposte che ha ricevuto finora sono state solo verbali, ancora nessuna società ha gli ha formulato una offerta ufficiale. Secondo me farebbe molto bene da esterno nel 3-5-2 della Juve, così come nella Lazio di Sarri".


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