Ospite della puntata "Un lupo in famiglia" di Prima Tivvù, il difensore dell'Avellino, Luigi Silvestri si è raccontato a 360°, parlando di diversi temi, della sua carriera e del carattere particolare, che in passato l'ha un pò condizionato nelle giovanili del Palermo. Il ruolo della famiglia, la rinascita alla Vibonese e ora l'Avellino.
Queste le sue parole: "La trattativa con l'Avellino è nata quasi improvvisamente, avevo quasi un accordo con il Catania e sembrava ormai tutto chiuso, poi è arrivato l'Avellino. Andare a Catania mi avrebbe fatto perdere alcuni amici, visto che sono palermitano e tifoso del Palermo. Ma siamo professionisti e avrei accettato. Con l'arrivo dell'Avellino c'è un aneddoto. Vidi lo spareggio a Rieti tra i lupi con il Lanusei e vidi tutta quella gente, è stato davvero pazzesco. Mi aveva invitato a guardare la gara il mio amico Franco Da Dalt e devo dire che rimasi impressionato nel vedere quei tifosi. Per un giocatore come me, che si esalta, che vive di adrenalina, vedere quel pubblico è stato fantastico. Spero il prima possibile di giocare in uno scenario del genere".
Sul Palermo e i rapporti rotti nei giovanili: "Se potessi tornare indietro non rifarei lo stesso errore. Nel senso che attaccai la società sui social per come venivano gestite le cose nel settore giovanile, usando toni poco consoni. Ho provato a correggere il tiro ma il succo del discorso era quello di valorizzare più i giocatori di Palermo o della provincia, invece che spendere milioni per gente dell'estero. Era il Palermo di Zamparini. Scrissi quel post perchè l'anno prima in Primavera eravamo arrivati alle semifinali scudetto, perdendo di misura con l'Inter che poi vinse il titolo. Purtroppo quel post mi tagliò le gambe anche se avevo ragione e subentrarono altri interessi".
L'esperienza più importante: "La mia rinascita è stata a Vibo Valentia. Sono rimasto in Serie D, non ero mai appagato, poi non stavo molto bene fisicamente e ripartire da lì mi ha fatto bene. Insieme a Fabio Tito siamo rinati alla Vibonese. Con Tito c'è una forte sinergia, per me Fabio è il terzino sinistro più forte della Serie D. Con quella Vibonese feci 9 gol, rimontammo il Troina che aveva 10 punti di vantaggio e nello spareggio vincemmo e salimmo in Serie C (nel Troina finale contro mio fratello). In quella Vibonese c'era anche Franco Da Dalt che poi venne all'Avellino".
L'allenatore più importante: "Dico mister Gianluca Grassadonia, che ho avuto a Messina in Serie D e puntò tanto su di me. Fu il primo a farmi impostare il gioco da dietro, io mi definivo uno 'scarparo', un tipo da palla lunga e pedalare, alla Mazzone, ma il mister mi ha inculcato come impostare il gioco. Mister Orlandi poi alla Vibonese mi ha completato e mi ha saputo prendere anche a livello psicologico".
L'esultanza personale: "Ho un modo di esultare particolare, che è nato quell'anno lì a Vibo Valentia. Si chiama meritocrazia. Un giorno alla Vibonese stavo parlando con un compagno, Raffaele Vacca, il cugino di Antonio Vacca e gli raccontai la mia storia a Palermo. Per lui questa esultanza si chiamava "sciacquatevi gli occhi". Per me come detto Meritocrazia. E' rivolta agli addetti ai lavori del mondo del calcio, è un invito a tutti, a mettersi comodi a guardare le partite con i propri occhi, senza i filtri, senza le chiacchiere da bar, questo significa quella esultanza, parlare solo quando le cose si sanno o si vedono con i propri occhi. Spesso si giudicano i calciatori per le chiacchiere, per sentito dire e non per quello che realmente sono. A me ad esempio viene detto che sono uno spacca spogliatoi, cosa non vera, perchè sono tra i più simpatici nel gruppo, ad Avellino sono dietro solo a Maniero e Tito in quanto a simpatia. Sono uno che fa gruppo, che fa divertire, sono uno che fa di tutto per lo spogliatoio".
Le caratteristiche di un difensore: "L'altezza, sicuramente, avessi avuto altri 4-5 centimetri sarebbe stato meglio. Poi un difensore deve saper attaccare la palla e una lettura di azione anticipata. Infine saper giocare semplice, cosa che mi sta chiedendo mister Braglia".
Difesa a 3 o 4: "Preferisco la difesa a 3, con i due marcatori che stanno sempre sull'uomo e il vecchio libero che resta staccato e dirige la fase difensiva. Gli altri due si fanno la legna con gli avversari, il libero che finisce la partita senza sudare, fumandosi la sigaretta in campo in teoria. L'anno scorso però ho provato anche la difesa a 4 e mi sono comportato bene. Mister Raffaele a Potenza l'anno scorso mi ha aiutato a fare più ruoli, mi ha reso più duttile facendomi fare 7 ruoli su 11".
Su Braglia: "Abbiamo un ottimo rapporto e dialogo. Per fortuna non si è inclinato dopo la mia espulsione a Pagani. Ha fiducia in me e abbiamo un ottimo rapporto, è una persona molto pacata, dicono che sia pazzo e con me quindi va bene perchè anche io sono un pò pazzo. Dopo quella espulsione mi dice sempre di non essere esuberante, che non devo risolvere io la partita, magari se c'è da fare una guerra sono io il primo, subito pronto a mettermi in mezzo. Il mister mi chiede più calma e razionalità".
Il ruolo della famiglia: "Mio padre c'ha sempre creduto, ci ha appoggiato a me e mio fratello, giocavamo anche in mezzo alla strada. Il calcio da noi era a 360°, vivevamo fin da piccoli per il calcio. Anche i a scuola i genitori ci incitavano. I miei genitori hanno inciso e incidono tutt'ora, li chiamo spesso, quando ho bisogno di supporto".
Giocatore emotivo: "Io ho bisogno del pubblico, sono un giocatore sanguigno, impulsivo, esaltato. Avellino l'ho scelta anche per questo motivo, peccato non aver avuto il supporto del pubblico, incide molto. Le critiche ci stanno, se sono costruttive, poi altre critiche possono dare anche più fastidio, soprattuto sui social, critiche gratuite che non mi piacciono".
Sulla persona: "Sono disponibile. Quando Sonny D'Angelo disse che ero 'ignorante' voleva dire che sono uno a cui si tappa la vena subito in una discussione. D'Angelo lo conosco da 20 anni, giocavamo spesso ai campetti. Sonny ha avuto una crescita importante poco alla volta, già l'anno scorso a Potenza eravamo insieme e sono contento che ora sia anche ad Avellino".
Tre cose che non possono mancare: "Famiglia, calcio e amici, quelli veri, che ti difendono. Avevo una scommessa che ho già vinto: fare 2 gol +20 presenze. I gol ci siamo, le 20 presenze quasi".
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