Avellino tre tiri in porta, cinque fuori e 44 minuti di possesso palla. Palermo quattro tiri in porta, quattro fuori, 22 minuti di possesso palla. Bastano questi dati per fotografare perfettamente la partita del Partenio, una partita che non ha visto i rosanero sovrastare i biancoverdi sul piano del gioco ma sul piano della concretezza sicuramente sì. Il Palermo ha praticamente trasformato in gol ogni occasione da rete creata con un cinismo, e non è un caso, da capolista. Una prova di solidità che invece non ha assolutamente dato l'Avellino, arruffone e precipitoso dall'inizio alla fine del match, soprattutto nel momento clou della partita, quando in superiorità numerica avrebbe dovuto lanciarsi all'assalto del Palermo e invece si è incaponito nel crossare palla in area, senza mai farla recapitare a destinazione, e sbagliando spesso la misura dell'ultimo passaggio.
Eppure i primi minuti, fino allo sfortunato autogol di Molina, erano scorsi via lungo un sostanziale equilibrio che ognuna delle due squadre aveva paura di rompere: l'Avellino cercava di non scoprire troppo il fianco, al Palermo andava bene la situazione di parità. L'autorete ha appunto rotto gli equilibri a favore degli ospiti, e l'espulsione ha praticamente cambiato la partita se è vero che Novellino in dieci minuti del secondo tempo ha ribaltato la formazione passando dal 3-5-2 al 4-4-2 e intensificando la pressione, ma solo apparentemente perché poi Posavec, a parte un retropassaggio allontanato a stento e il gol di Molina, non ha corso grossi pericoli. Il Palermo così ha stretto i denti, ha difeso e in contropiede ha trovato altri due gol. Risultato inappuntabile e tutti a casa.
L'Avellino adesso dovrà cominciare a guardarsi anche dietro perché in campionato non vince da cinque turni, ovvero dall'1-0 sulla Pro Vercelli, al massimo pareggia e sta perdendo terreno dalle prime posizioni, seppur molti addetti ai lavori anche prima della partita di oggi parlavano di un Avellino da playoff, mentre vede avvicinarsi le squadre in lotta per non retrocedere. Un esame di coscienza questa squadra deve pur farlo se da quando è passata al 3-5-2 non ha più vinto. E' vero che aveva subito anche meno di prima sistemando il reparto difensivo, ma è anche vero che crea troppo poco. E contro il Palermo, non appena è tornata al 4-4-2 con Molina e Bidaoui sugli esterni (in pratica il modulo delle prime giornate che Novellino ha dimostrato invece nelle ultime partite di usare quando ha necessità di recuperare il risultato) ha preso altri due gol ripresentando le difficoltà difensive di tale modulo.
A una veloce disamina appare quindi una squadra fragile dietro, non in grado di supportare uno schieramento più propositivo e che si salva solo quando rinfoltisce difesa e centrocampo, rinunciando però anche ad attaccare. Un equivoco tattico che rischia di trascinarsi ancora a lungo e a complicare ulteriormente la classifica se non verranno trovati dei correttivi, che siano tattici o qualitativi (vedi il mercato di gennaio). E' vero che si aveva di fronte la corazzata della B, è vero che il Palermo probabilmente vincerà il campionato, ma ci si aspettava quantomeno di uscire dal campo a testa alta, e non di veder passeggiare gli avversari producendo in cambio solo tanto fumo.
Di tempo ce n'è per rimediare e soprattutto la classifica non è mai stata in emergenza in tutto questo primo scorcio di stagione, basta saper cogliere i segnali prima che le cose peggiorino.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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