Ci avviciniamo a una partita che sulla carta dovrebbe essere una semplice gara come tutte le altre, peraltro contro una matricola, una partita alla portata, nessuna sfida si grido, nessuna rivalità particolare, ma che nel contesto in cui si cala assume un significato importantissimo. Una partita, quella di domani contro l'Audace Cerignola, che nella testa e nelle gambe dei calciatori potrebbe pesare come un macigno. Pesa per tutto quello che è accaduto fuori dal campo in questa settimana: dal caso gagliardetto, conclusosi oggi con le scuse in conferenza stampa di Aya e il seguente comunicato della Sud, che non ha affatto chiuso il caso ma anzi ha rilanciato annunciato 15 minuti di sciopero del tifo. Pesa per le difficoltà che la squadra sta avendo in campo (7 punti nelle prime 7 giornate sono il peggior risultato degli anni 2000); pesa per un allenatore che oggi in conferenza ha dato l'impressione di non avere il polso della squadra. Un allenatore che ha ammesso di non riuscire a trasmettere alla squadra quell'audacia che storicamente lui si è sempre portato dietro, che non riesce a mettere cattiveria e incisività in attacco come lui chiede (e non c'entra il numero di attaccanti in campo); che pesa perché si porta dietro anche il caso Di Gaudio e Kanoute, che non giocano perché "sentono male", per bocca dell'allenatore, ma che "i risultati medici non evidenziano alcun problema". Allora si dovrebbe parlare di 'mal di contratto' forse?
Una situazione paradossale, difficile, che rischia di diventare un'ultima spiaggia per l'allenatore. Perché nel calcio si sa quando i risultati non arrivano, il primo a pagare è sempre l'allenatore. Perché lui stesso ha ammesso di avere difficoltà nel farsi seguire da un gruppo che non si sta comportando come dovrebbe. Perché non si potrebbe sopportare un risultato che non sia una vittoria, anche alla luce del calendario che prevede poi due trasferte, martedì e sabato, dove finora l'Avellino ha racimolato 0 punti, e a seguire la sfida contro il Catanzaro. Una settimana che dirà tantissimo del futuro dell'Avellino. Ma già la partita di domani, si diceva, darà delle risposte importanti.
Vedremo in primis se la squadra avrà la forza mentale e caratteriale di reagire alla sconfitta di Crotone, tornando ad appena sette giorni fa, quando si professava ottimismo dopo le due vittorie consecutive. Se la squadra segue l'allenatore, e quindi mette in campo i suoi dettami non solo tattici ma anche caratteriali, appunto. E se questa squadra ha un'identità, tattica e di gioco. Perché si è paventato di un nuovo cambio modulo, un nuovo assetto tattico, di possibili cambi al 4-3-1-2 o 4-2-3-1 (provato negli ultimi minuti di Crotone e della trasferta di Monopoli per provare a ribaltare il risultato). Ma se da un lato forse un cambio modulo potrebbe portare maggiore pericolosità in un reparto che sta facendo fatica, dall'altro un nuovo cambio modulo vorrebbe confermare le difficoltà che l'allenatore sta trovando in questa fase. Vorrebbe dire che dopo 8 giornate la squadra, costruita per il 3-4-3, è ancora alla ricerca di una sua identità, dopo essere già passata al 4-3-3.
Se l'allenatore ha delle idee, se ha in mente un modulo con cui la squadra deve giocare in base a quello che vede in allenamento, è su questo che deve insistere e farsi seguire dai giocatori. Perché se i giocatori non lo seguono, non è un problema di moduli o di numeri, come lui stesso ha ammesso in una conferenza di qualche settimana fa, ma di atteggiamento. Domani bisogna solo vedere in campo l'atteggiamento di chi vuol vincere, perché solo così si portano casa i tre punti, indipendentemente dal modulo e da chi gioca. Perché l'Avellino non ha una rosa da tredicesimo posto, perché non è inferiore a Cerignola, Viterbese o Monopoli, perché i tifosi non meritano di vedere queste prestazioni.
Quanto al gagliardetto, domani sicuramente verrà regolarmente portato in campo, e sebbene si sia tentato di sminuire l'episodio il lunedì successivo alla gara di Crotone, quando Aya a Prima Tivvù ha chiamato in causa proprio il nostro articolo scherzandoci su ("i problemi sono altri, la prossima volta porteremo anche i pasticcini"), l'eco mediatica che il caso ha avuto e il risentimento dei tifosi stanno a dimostrare proprio che chi ha sbagliato è stato chi ha deciso di non partecipare a un rito che si ripete ogni domenica su tutti i campi, decidendo arbitrariamente di non presentare un logo che, ricordiamolo, appartiene ai tifosi. E non siamo stati certo noi a sbagliare, riportando un dato di fatto.
La speranza è che la prestazionei di domani possa riportare serenità e tranquillità nell'ambiente, assaporati solo per una settimana, tra le sfida di Potenza e quella di Crotone, perché un campionato importante si vive solo con l'unità di tutte le componenti, e non con l'ambiente avvelenato che stiamo vivendo.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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