Il 28 febbraio 1932 nasceva a Belo Horizonte, Luis Vinicio De Menezes. Uno dei tecnici che hanno scritto la storia dell'Avellino, forse quello che ne ha rappresentato di più la storia leggendaria dei 10 anni di Serie A.
Soprannominato negli anni di Napoli "'O Lione", per la sua grinta, e determinazione, il tecnico brasiliano si porterà questo soprannome anche ad Avellino.
Vinicio viene chiamato dal presidente Antonio Sibilia per salvare l'Avellino nella stagione 1980-81. I lupi erano zavorrati dalla penalizzazione del calcioscommesse, partendo da -5 punti in classifica. L’avvio non fu dei migliori, due sconfitte, poi una leggera risalita, ma il 23 novembre 1980, il terremoto rischiò di devastare qualsiasi sogno salvezza, oltre alle distruzione che provocò in una intera provincia, e tanta morte. Ma alla fine O’Lione riuscirà nell’impresa della salvezza dei lupi, valorizzando oltretutto alcuni talenti giovanissimi some Stefano Tacconi e Beniamino Vignola, oltre a svezzare per il calcio italiano il talentuoso Juary.
Nella stagione successiva l'Avellino parte in maniera strepitosa, arrivando a sfiorare anche sogni al di là della salvezza, fino a quando, nel marzo 1982, Vinicio rassegna a sorpresa le dimissioni in contrasto con Sibilia che pare non volesse pagare i premi salvezza arrivata mesi e mesi prima.
Lascerà alla stampa questa dichiarazione: "E’ una scelta che mi costa molto ma che ritengo necessaria nell’interesse della società e mio personale. Purtroppo ho la certezza che non sussistano attualmente le condizioni per portare avanti il mio programma".
Vinicio tornerà, nel 1986-87. Una stagione strepitosa di quell'Avellino, che si piazzò all'ottavo posto, sfiorando per soli due punti la Coppa Uefa. La stagione successiva, però, 1987-88, anno in cui retrocedevano solo due squadre, le cose andarono male. Vinicio fu esonerato, e fu l'addio all'Avellino, che non riuscì a salvarsi e disse addio alla Serie A.
Finirà con 101 panchine con i lupi, con 31 vittorie, 36 pareggi e 34 sconfitte.
Vinicio non ha legato il suo nome solo all'Avellino, ma anche al Napoli, dove fu protagonista da calciatore e allenatore. Napoli è la città dove anche oggi vive e dove ha anche festeggiato ieri, in un pranzo con con gli ex azzurri Giovanni Improta, Canè, Antonio La Palma e l'x presidente, Corrado Ferlaino.
Ma Avellino non dimentica il suo Leone, quello della salvezza del -5 e del terremoto, che per Avellino, vale più di uno scudetto.
E non resta che dire, tanti auguri Luis Vincio, vecchio leone, ma anche vero lupo.
Soprannominato negli anni di Napoli "'O Lione", per la sua grinta, e determinazione, il tecnico brasiliano si porterà questo soprannome anche ad Avellino.
Vinicio viene chiamato dal presidente Antonio Sibilia per salvare l'Avellino nella stagione 1980-81. I lupi erano zavorrati dalla penalizzazione del calcioscommesse, partendo da -5 punti in classifica. L’avvio non fu dei migliori, due sconfitte, poi una leggera risalita, ma il 23 novembre 1980, il terremoto rischiò di devastare qualsiasi sogno salvezza, oltre alle distruzione che provocò in una intera provincia, e tanta morte. Ma alla fine O’Lione riuscirà nell’impresa della salvezza dei lupi, valorizzando oltretutto alcuni talenti giovanissimi some Stefano Tacconi e Beniamino Vignola, oltre a svezzare per il calcio italiano il talentuoso Juary.
Nella stagione successiva l'Avellino parte in maniera strepitosa, arrivando a sfiorare anche sogni al di là della salvezza, fino a quando, nel marzo 1982, Vinicio rassegna a sorpresa le dimissioni in contrasto con Sibilia che pare non volesse pagare i premi salvezza arrivata mesi e mesi prima.
Lascerà alla stampa questa dichiarazione: "E’ una scelta che mi costa molto ma che ritengo necessaria nell’interesse della società e mio personale. Purtroppo ho la certezza che non sussistano attualmente le condizioni per portare avanti il mio programma".
Vinicio tornerà, nel 1986-87. Una stagione strepitosa di quell'Avellino, che si piazzò all'ottavo posto, sfiorando per soli due punti la Coppa Uefa. La stagione successiva, però, 1987-88, anno in cui retrocedevano solo due squadre, le cose andarono male. Vinicio fu esonerato, e fu l'addio all'Avellino, che non riuscì a salvarsi e disse addio alla Serie A.
Finirà con 101 panchine con i lupi, con 31 vittorie, 36 pareggi e 34 sconfitte.
Vinicio non ha legato il suo nome solo all'Avellino, ma anche al Napoli, dove fu protagonista da calciatore e allenatore. Napoli è la città dove anche oggi vive e dove ha anche festeggiato ieri, in un pranzo con con gli ex azzurri Giovanni Improta, Canè, Antonio La Palma e l'x presidente, Corrado Ferlaino.
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