Partiamo dalla fine, perché non si può far finta di niente, non si può sorvolare su come l’Avellino abbia perso l’andata del primo turno nazionale dei playoff. Il rigore concesso dall’arbitro Gualtieri di Asti al Palermo all’86’ è qualcosa di vergognoso, ritrovarsi ad affrontare la qualificazione al prossimo turno in salita, costretti a vincere il ritorno per una decisione a dir poco opinabile non solo fa rabbia, ma è anche ingiusto per una squadra che fino a quel momento stava conducendo in porto un tranquillo pareggio, che avrebbe permesso di giocare senza ansie il ritorno tra tre giorni. Pregiudicare il cammino per una decisione arbitrale errata fa molto male, perché l’Avellino non meritava di perdere, soprattutto in questo modo. Un contatto veniale, probabilmente contatto che neanche c’è stato, tra Dossena e Broh, con quest’ultimo che sentendosi sfiorare il braccio stramazza al suolo, non può decidere una partita così tirata e così importante. Assegnare una calcio di rigore in una partita così importante deve essere una decisione soppesata con coscienza, e non concessa con superficialità come ha fatto l’arbitro, come si farebbe con un qualunque contatto a centrocampo (e probabilmente neanche lì sarebbe stato fallo), e invece non ha avuto dubbi nell’indicare il dischetto e condizionare decisamente la partita.
Eppure, si diceva, l’Avellino stava tranquillamente portando a casa il minimo risultato utile che gli avrebbe permesso di passare il turno anche pareggiando al Partenio: una partita bella, vibrante, aperta, con diversi capovolgimenti di fronte e tanto nervosismo, come si addice a un playoff. Qualche parata decisiva di Forte, qualche intervento di Pelagotti, ma tutto sommato una sfida equilibrata. Avellino ben messo in campo da Braglia, piglio giusto, non possiamo che fare i complimenti alla squadra per come ha affrontato questa sfida, con la sicurezza di chi ha due risultati su tre a favore e con la tranquillità di non sbilanciarsi troppo alla ricerca del gol, ma senza disdegnare la sortita in avanti quanto possibile. L’atteggiamento mentale, una delle cose che preoccupava maggiormente dopo il finale di campionato, è stato giusto: si è rivisto l’Avellino del girone di ritorno, magari non padrone del gioco ma autoritario e sicuro di sé in campo, capace di fare la partita che ha in mente, in questo caso di attesa e ripartenza. Senza quel rigore staremmo qui a commentare un buon match di andata in Sicilia.
E invece ci tocca sottolineare come, risultato alla mano, l’Avellino rischi di ora di abbandonare i playoff al primo turno nazionale: se tra tre giorni al Partenio non sarà vittoria con almeno un gol di scarto, ad andare avanti saranno i rosanero. Uno scenario che nessuno avrebbe voluto pronosticare, probabilmente si sarebbe potuto provare a vincere a Palermo anziché accontentarsi del pari, ma non si può dire che l’Avellino non ci abbia provato, era comunque giusto attendere e lasciar sfogare la squadra costretta a vincere, senza rischiare, e in campo c’era comunque un ottimo Palermo che ha impedito all’Avellino ogni tentativo offensivo. Per cui il pari sarebbe stato un ottimo risultato visto l’andamento della partita.
Nulla è ancora perduto comunque, l’Avellino dovrà ora cercare di vincere la prossima partita, basterà anche un solo gol e bisognerà fare probabilmente una partita diversa da quella pronosticata, offensiva e non più attendista, ma anche da momenti come questo si misura la forza e l’ambizione di una squadra: se non fosse stato ora, comunque più avanti nella competizione i Lupi sarebbero stati chiamati a vincere per poter andare avanti. Animo e coraggio quindi, lasciamoci alle spalle le scorie e le delusioni di Palermo e ripartiamo dall’atteggiamento battagliero visto in campo dalla squadra, se l’Avellino è più forte e vuole ambire al salto di categoria, ora è il momento di dimostrarlo.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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