"Non andremo a Terni per assistere alla festa promozione". Lo aveva dichiarato il presidente D'Agostino qualche giorno prima della partita del 'Liberati'. E purtroppo è andata proprio così. L'Avellino si è presentato in campo in maniera totalmente sbagliata, o almeno non si è presentato in campo, in balìa dell'avversario dal primo all'ultimo minuto. E pensare che alle Fere sarebbe bastato anche un punto in uno scontro diretto da alta classifica, contro l'Avellino seconda forza del campionato e a caccia di punti per il secondo posto. E' stata invece una passerella rossoverde, in vantaggio dopo appena 20 secondi e sempre pericolosa nelle ficcanti incursioni in area biancoverde.
Non sappiamo se con un altro modulo e un altro atteggiamento sarebbe andata diversamente, perché oggi la Ternana è apparsa davvero troppo forte e troppo convinta di andare in B per lasciare anche solo le briciole all'Avellino, ma di certo ha lasciato perplessi la scelta di Braglia di cambiare modulo proprio nella partita più importante, anche se non era certo a Terni che si sarebbero dovuti portare a casa i punti sicurezza, ma almeno provarci. Il tecnico irpino infatti, dopo aver dichiarato più volte che gli esperimenti tattici avevano portato solo pessimi risultati, ultimo il 4-0 a Bari, era tornato con convinzione sul 3-5-2, ammettendo egli stesso che mai lo avrebbe abbandonato. Forse il desiderio di sorprendere una Ternana sulla carta troppo forte con una mossa a sorpresa, forse la volontà di effettuare un esperimento in una partita che comunque sarebbe andata, non sarebbe stato un dramma, fatto sta che l'Avellino ha consegnato le chiavi del gioco alla Ternana capendoci ben poco. Era dai tempi appunto del 4-0 di Bari che non si vedeva una partita talmente scialba da parte irpina. I tre attaccanti, o meglio due e mezzo visto che Fella agiva da trequartista, hanno creato qualcosa lì davanti, ma il centrocampo ne ha risentito pesantemente, e ogni imbucata della Ternana si trasformava in un gol o un'azione pericolosa, con la difesa trafitta puntualmente e inesorabilmente. Ripetiamo, la sconfitta poteva starci ma a lasciar perplessi è stato l'atteggiamento, inspiegabile, dei Lupi mai aggressivi e mai realmente pericolosi. O meglio, l'Avellino ha anche dato segnali di risveglio dopo l'1-0, con due conclusioni di Maniero e il tiro da fuori di Aloi, poi sul 2-0 (altra dormita da calcio d'angolo) si è spenta la luce.
Sconfitta che in una tabella di marcia ideale poteva anche starci (anche se un pari avrebbe comunque accontentato entrambe) ma a preoccupare è la maniera in cui l'Avellino ha affrontato le ultime tre partite. Come se il ritorno del Covid, seppur fortunatamente in maniera più blanda ('solo' tre elementi coinvolti, due nella partita odierna con il ritorno di Bernardotto) avesse minato qualcosa a livello psicologico. Braglia ha chiamato in causa le precarie condizioni dei centrocampisti (si è fermato anche D'Angelo) ma probabilmente c'è anche dell'altro. Prima la sconfitta di Catania, poi la vittoria sulla Virtus Francavilla solo grazie a un rigore (e un errore dell'arbitro), poi la caduta di Terni. Dopo aver brillantemente superato i precedenti scontri diretti portandosi al secondo posto, l'Avellino ha cominciato a zoppicare proprio nel momento più importante. Ha detto bene Braglia nel post partita: qui si capisce anche cosa ci aspetterà nei playoff, e se deve essere questo l'atteggiamento, qualcosa va sicuramente cambiato. Probabilmente dalle sconfitte si impara più dalle vittorie, lo ha detto anche Braglia, e allora diventa cruciale ora far bene contro il Bari non solo in ottica secondo posto, ma perché si dovrà dimostrare, in un altro scontro diretto, di essere usciti da questo momento, di aver formato la mentalità giusta per affrontare gli spareggi che portano alla serie B, e di aver guadagnato quella maturità mentale necessaria, senza la quale la promozione attraverso i playoff può trasformarsi in una tortuosa strada tutta in salita.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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