Si chiude il 2022, e come ad ogni chiusura d'anno è tempo di bilanci. Che anno è stato per l'Avellino? Sicuramente un anno non facile e non felice dal punto di vista sportivo. Un anno che ha visto 4 diversi allenatori e risultati poco soddisfacenti: partiamo dall'esonero di Braglia avvenuto lo scorso 16 febbraio in seguito alla sconfitta contro la Virtus Francavilla, insieme al ds Salvatore di Somma. Un cambio di marcia che ha rappresentato anche il fallimento del progetto sportivo 2021/22, che ha convinto la famiglia D'Agostino a cambiare decisamente rotta. Torna Enzo De Vito come direttore sportivo, nella sua Avellino, dopo la cavalcata nell'era Taccone che aveva portato i biancoverdi dalla C2 alla semifinale playoff di B contro il Bologna, e le successive esperienze del ds irpino con Parma, Genoa e Arezzo. Per la panchina si sceglie Carmine Gautieri che però non ottiene i risultati sperati: l'Avellino raggiunge i playoff ma esce al primo turno contro il Foggia. Ne segue una conferenza stampa di sfogo del presidente D'Agostino che resterà emblematica, il presidente attacca tutti e annuncia un repulisti generale, che puntualmente si realizza in estate.
Via quasi tutti i calciatori voluti da Di Somma, a completamento dell'opera di rivoluzione rispetto al precedente progetto sportivo, e dei relativi pesanti ingaggi, via anche Carmine Gautieri, che aveva una clausola di rinnovo solo il caso di promozione o di finale playoff. Arriva Taurino, tecnico emergente e rivelazione con la sua Virtus Francavilla. Un allenatore giovane e ambizioso, con idee interessanti, ma che però paga forse la grande pressione che la piazza gli ha fatto percepire fin dal suo arrivo e l'abitudine a lavorare con maggiore tempo e tranquillità. Fin dal ritiro di Mercogliano si sono ripetuti confronti con la tifoseria che ha voluto rimarcare cosa vuol dire allenare e giocare per l'Avellino; i primi risultati deludenti non hanno aiutato la piazza, che ha cominciato a rumoreggiare con i vari striscioni di contestazione alla società, accusata di aver annunciato da una parte progetti ambiziosi, ma condotto una campagna acquisti interlocutoria dall'altra. Taurino ci mette del suo con diversi errori che denotano un'insicurezza che male si sposa con la voglia di vincere della piazza: parte con l'idea del 3-4-3, conduce un mercato per questo modulo (con tanti esterni, nessun terzino di ruolo, una sola punta centrale di ruolo, Gambale) per poi passare al 4-3-3. I risultati non lo aiutano, non riesce a trasmettere alla squadra la carica e la motivazione giusta, il problema sembra per lo più psicologico e così il 17 ottobre, dopo il pareggio interno contro il Cerignola, Taurino viene esonerato, squadra temporaneamente a Biancolino.
Arriva quello che forse era l'allenatore desiderato da De Vito fin dall'estate, quel Massimo Rastelli che in tandem con De Vito aveva dato vita a indimenticabili stagioni di B, al punto che il ds pone un aut aut alla società: o Rastelli o dimissioni. D'Agostino accontenta De Vito e Rastelli, di fatto, risolleva la squadra, facendo un gran lavoro più mentale che tattico, visto che conferma il 4-3-3 di Taurino, cambiando qualche interprete ma soprattutto infondendo alla squadra una grinta e una convinzione nei propri mezzi che quasi raddoppia la media punti: da 1 a 1,7 a partita. Lentamente, e con qualche prevedibile incidente di percorso, l'Avellino risale dalla zona playout alla zona playoff, chiudendo l'anno al settimo posto, a -5 dal quarto. Si chiude quindi in crescendo un 2022 da dimenticare sotto il profilo sportivo, un 2022 costellato di errori da parte di una dirigenza giovane e inesperta, ma ambiziosa e determinata a perseguire l'obiettivo. I tanti cambi di rotta e le correzioni in sede di mercato sono costate tanto, più del dovuto, a D'Agostino che però non si è mai sottratto, e anche sul mercato di gennaio è pronto a fare la sua parte per puntellare la squadra dove serve. I tempi ristretti non permettono di rivoluzionare la rosa per costruirla come serve a Rastelli, ma si proveranno a prendere quegli elementi funzionali al progetto attuale, per chiudere il campionato nel miglior piazzamento playoff possibile: una punta centrale, un paio di centrocampisti, nelle intenzioni della società, e noi aggiungiamo anche un terzino destro di ruolo, visto che manca.
Un nostro commento sul 2022 dell'Avellino? Con maggiore lungimiranza si sarebbe potuto evitare di disfare una squadra che era composta comunque di buoni elementi, e per evitare di dover ricominciare da zero si sarebbe potuto provare a puntellare un'ossatura già collaudata, in un'ottica di programmazione fondamentale a tutti i livelli (vedi Ternana, Bari e Catanzaro). Si sarebbe potuto prendere subito Rastelli invece di provare l'esperimento Taurino, perdendo tempo e denaro. Si sarebbe potuto condurre un mercato maggiormente orientato alle reali necessità: da almeno due stagioni l'Avellino ha necessità di un bomber da doppia cifra, ma si sono presi ben 7 esterni (se si considerano tali anche Murano e Trotta) e una sola punta centrale, Gambale, giovane e inesperto e al quale non si può chiedere di trascinare l'Avellino con i suoi gol. Si è aspettata l'occasione last minute per poi dover ripiegare, al gong, su Trotta, svincolato, che punta centrale non è. Si sarebbero potuti prendere dei terzini di ruolo, ma l'idea di giocare con la difesa a 3 ha orientato il mercato in un'altra direzione, e qualche centrocampista centrale in più. Si correrà ai ripari a gennaio, a partire dallo sfoltimento della batteria di esterni, per arrivare ai rinforzi di cui sopra.
Si andrà a ottimizzare la rosa per il 4-3-3 per ottenere il massimo risultato da questa stagione: a giugno, a bocce ferme e insieme a Rastelli, si andrà poi a costruire realmente la squadra che ha in mente il tecnico per risollevare concretamente le sorti del club. Ma intanto si riparte dallo slancio con cui si è chiuso il 2022: un anno in crescendo, che permette di chiudere con ottimismo questo 2022 e guardare al 2023 con rinnovato ottimismo.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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