L'Avellino riprende a correre, dimostrando che la partita di Messina è stata solo un incidente di percorso: terza vittoria in cinque gare per Pazienza, dieci punti dal suo arrivo in panchina, quattro successi se ci mettiamo anche il 3-0 infrasettimanale di Coppa contro un Monopoli imbottito di giovani. Ma se serviva una conferma dopo il passo indietro in terra siciliana, oggi c'è stata. A preoccupare non era stato tanto il risultato la scorsa settimana, perché l'Avellino era partito bene e poteva andare a rete già nel primo tempo, cambiando la gara, quanto la mancanza di reazione, come se tutte le certezze ritrovate dopo l'1-0 al Sorrento e il 4-0 al Monopoli fossero andate perdute al vantaggio peloritano. Invece in settimana Pazienza ha lavorato bene sulla testa dei suoi, e lo si è visto anche in Coppa Italia ancora contro il Monopoli, anche se gara che faceva poco testo vista la scelta di seconde linee soprattutto da parte pugliese. Invece questa sera, di fronte a una partita vera, contro un avversario che al momento di scendere in campo aveva tre punti in più dei Lupi e sulla carta parte per arrivare tra le prime cinque del campionato, non c'è stata storia.
Si è rivisto l'Avellino devastante che ha demolito il Monopoli, una squadra che quando ha voluto ha fatto ciò che ha voluto, ha praticamente chiuso la pratica nel primo tempo, limitandosi a controllare e a qualche giocata di fino di troppo nella ripresa, quando volendo avrebbe potuto anche rendere più rotondo il risultato (e siamo sicuri che lo avrebbe fatto se il risultato fosse stato ancora in bilico) e che stavolta non si è disunito quando il Potenza ha accorciato le distanze su punizione (assist dell'ex Sbraga) ma ha continuato a macinare gioco e a trovare gol. E per di più ad avvalorare maggiormente questa vittoria c'è la situazione di forte emergenza che la squadra viveva, priva praticamente di quasi tutti i centrali di difesa (Rigione, Cionek e Benedetti), con Armellino adattato centrale e Cancellotti braccetto di destra, e senza D'Angelo, Patierno, Russo, Dall'Oglio, ma con in più due messi in naftalina nelle prime giornate come Ricciardi e Casarini. Il primo lasciato in panchina prima da Rastelli poi da Pazienza, il secondo finito addirittura fuori rosa e appena reintegrato, sono stati tra i migliori in campo e tra gli artefici della vittoria: devastante sulla fascia l'esterno, si è visto il miglior Ricciardi della scorsa stagione che ha firmato anche un assist; sempre preciso e geometrico Casarini a centrocampo, dove ha illuminato il gioco biancoverde e ha spezzato quello lucano ogni qualvolta serviva.
Ma tutti hanno giocato una partita sontuosa, difesa praticamente mai in affanno nonostante l'emergenza, centrocampo di quantità e qualità, esterni letali (da lì sono arrivati tutti i pericoli biancoverdi), attaccanti praticamente perfetti: Sgarbi e Gori hanno dimostrato di vivere un momento di grazia particolare, e se doveva essere sulla carta l'Avellino di Patierno e Marconi, ora come ora è l'Avellino di Sgarbi e Gori. Il primo ha giocato una gara sontuosa, condita da un assist, un rigore procurato e due gol segnati, il secondo ha deliziato gli occhi con un gol di tacco, una da rapace d'area e tante belle giocate. Insomma c'è da tornare a casa soddisfatti di aver visto finalmente in campo l'Avellino che D'Agostino aveva in mente quando ha costruito questa squadra, capace di dimostrarsi superiore agli avversari chiunque venga mandato in campo.
Ora però serve la continuità, quella che è mancata finora. Nonostante tutto l'Avellino è in zona playoff a -4 dalla coppia Juve Stabia (che ha una partita in meno)-Benevento. Domenica prossima ci sarà il derby verità contro la Casertana, per capire se questa squadra ha finalmente imboccato la strada giusta e potrà proseguire il campionato sulla scia che si è vista questa sera contro il Potenza.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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