L'ex portiere dell'Avellino, Pietro Terracciano ha parlato a PrimaTivvù, ricordando la sua esperienza con l'Avellino: "Dal 2006 al 2008 ho militato nel settore giovanile dell'Avellino. L'esperienza mi è servita tantissima, arrivavo da un paesino e mi affacciavo in una realtà calcistica importante. Non brillavamo a livello nazionale come squadra, dal punto di vista tecnico non eravamo granché, c'era la proprietà Pugliese, ma ricordo il rapporto con il direttore De Vito. Sono contento che lavora a Parma, ne capisce di calcio, è un uomo vero. A gennaio del 2009 me ne andai dall'Avellino, decisi di andare in Serie D perché sentori negativi già se ne sentivano. Ricordo quanta gente soffrì per quel fallimento, ho vissuto e visto momenti difficili e facce tristi. In prima squadra c'erano Pantanelli e Gragnaniello, che ho conosciuto di più. Padelli lo rivedo quando giochiamo contro. Sono stati di grandi aiuto, anche nel trovare forza mentale, perché non era facile affacciarmi in prima squadra. Ora per i giovani è tutto più semplice, prima allenarsi con i grandi ti inorgogliva, Padelli arrivava dal Liverpool, Gragnaniello si è ritagliato il suo spazio in Serie C. Poi mi passavano guanti e altro materiale.
La prima esperienza l'ho fatta con Incocciati, è durata una decina di giorni, poi arrivò Padelli e tornai in Primavera. Ho ricordi con Carboni, l'esordio in panchina l'ho fatto con Campilongo allenatore: era la partita contro la Salernitana, l'1-1 al Partenio. Ho conosciuto l'Avellino della legge del Partenio, il ricordo che più mi è rimasto impresso è la vittoria contro il Foggia. Era un periodo diverso, lo stadio era stracolmo, non c'erano le limitazioni che ci sono adesso. Quella passione lì non la vedi dappertutto, è un amore che lega la città e la provincia, allo stadio arriva gente che fa centinaia di chilometri. Quando ha segnato Rivaldo nessuno ha capito più nulla, neppure lui. Non ci credeva più nessuno, è stata una bella emozione.
Poi sono andato alla Nocerina, quindi al Milazzo che era una società satellite del Catania e giocai pure contro l'Avellino, in Serie D. Purtroppo gli alti e bassi fanno parte della storia dell'Avellino, c'e sempre qualche inconveniente che getta alle ortiche quanto di buono fatto in passato. Invece di fare il salto di qualità, le cose si bloccano e si riparte da capo.
Quando ho sentito il direttore De Vito era dopo una vittoria in Serie C, credo contro la Nocerina. Gli mandai un messaggio per complimentarmi e lui mi scrisse: "Preparati". Io gli ho risposto: "Sono già pronto". Io venivo da un anno dove avevo fatto l'esordio in Serie A con il Catania e da un periodo di inattività per un infortunio. Quando sono tornato ad Avellino ero felicissimo. Quando mi infortunai e tornai in campo, sapevo che non ero in condizione e le mie prestazioni non erano le stesse della prima parte della stagione. Lì sbagliai, avrei dovuto dire che non ero in forma, ma dopo tre mesi avevo tanta voglia di tornare in campo. Nel finale di stagione ebbi problemi alla schiena. Ho un mezzo rimpianto perché avrei potuto dare qualcosa in più. Avevo tanta voglia di dimostrare e l'Avellino mi mise in condizioni di poterlo fare. Poi ho passato momenti difficili, per un infortunio che sembrava lieve e invece si dimostrò qualcosa di serio. Quando sono rientrato ho fatto qualche prestazione incolore, ma Avellino è nel mio cuore.
Con Seculin e Di Masi sono rimasto in contatto. Poi avevamo un ottimo preparatore, David Dei. Non c'è mai stata invidia, abbiamo vissuto una buona stagione entrambi. Castaldo? Penso che se avesse voluto avrebbe potuto fare una carriera ancora migliore. Izzo si vedeva che aveva grandi qualità, poi è migliorato dal punto di vista mentale. Può ambire a piazze ancora più importanti. Zappacosta era già pronto mentalmente, grande dedizione al lavoro, si vedeva che aveva qualcosa in più rispetto agli altri giovani.
Quell'anno nel girone di andata ci andò tutto bene. Ma nel girone di ritorno non esprimemmo le stesse cose. Ci riducemmo all'ultima partita, quella di Padova, per agguantare i playoff. Ci ritrovammo di fronte una squadra già retrocessa, io ero infortunato, ma il mancato accesso ai playoff fu il frutto di un girone di ritorno non all'altezza. Rastelli? Ho un ottimo rapporto, lo rivedo sempre con molto piacere. Gestì alla grande l'ambiente, tutelò la squadra nei momenti di difficoltà. Ha una grande personalità, non esitava ad andare allo scontro con la tifoseria per difendere i calciatori. Spero riesca a riprendere il cammino verso la Serie A".
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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