In un post social del pre-partita un caro amico invocava l'aiuto della Provvidenza da Montevergine per ovviare alle assenze e racimolare qualcosina contro il Palermo.
A posteriori serviva molto meno: un attaccante di razza sottoporta, un po' di attenzione in più e, per quanto l'argomento mi dia l'orticaria, una direzione di gara più autorevole. L'arbitraggio ha dato la macroscopica impressione di essere fuori dalla gestione anche emotiva della partita. Insufficiente.
Un voto che non mi sento di affibbiare all'Avellino che, senza piangersi addosso, ha fatto forse anche più di quello che ci si aspettava. Non certamente sfavillante - in alcune zone manca la materia prima per alzare la qualità - , ma deciso, più verticale e alla ricerca della giocata rispetto al recente passato.
Il gol di Matera è il frutto di idee che fino a qualche settimana fa neanche venivano elaborate. E Carriero che nel primo tempo rimbrotta la difesa per non aver ricevuto un pallone sui piedi ma a mezza altezza è la faccia di un Avellino che prova, nonostante i limiti, a fare la partita come dimostrato anche in 10 vs 11 dopo l'espulsione di Tito.
Peccato che il Palermo l'abbia ripresa subito e poi capovolta con un doppio errore difensivo che lascia l'amaro in bocca, ma non boccia nel complesso una difesa che, per quanto rimaneggiata, ha concesso pochissimo. Lo stesso Scognamiglio è in crescita. Nei play off servirà gente come lui per abbinare l'esperienza a quel fuoco sacro che in questo momento latita in calciatori che appaiono troppo lontani dagli standard di squadra.
Le prestazioni di Plescia, con tutte le attenuanti dei guai fisici del caso, sono ancor meno convincenti del misero bottino di gol finora messo a referto uno nel girone d'andata, uno su rigore qualche settimana fa. Il conto del credito, ci mancherebbe, è sempre aperto, ma le giornate passano e l'apporto fornito è inversamente proporzionale all'investimento fatto per lui dalla società e alle attese dei tifosi, che hanno sognato il cioccolatino fornito da Kanoutè e ancora non hanno digerito la spalla offerta dall'attaccante in verde.
Ed è un po' nella stessa condizione Micovschi. Mai in partita, mai coinvolto, mai un guizzo. Per una squadra costruita per fare il 4-3-3 anche se il mistero sul come sia stata allestita - male - la rosa forse mai verrà completamente in superficie trattasi di tessera mancante pesantissima in un puzzle già di per sé oberato da infortuni e sfortuna.
Restano, però, paradossalmente sensazioni meno negative rispetto a qualche vecchia vittoria episodica che pure abbiamo conosciuto nell'ultimo periodo. Questa squadra sta trovando, remando controcorrente, una nuova identità, non si appende agli alibi e comincia ad avere primi vagiti di gioco non aspettiamoci versioni in scala ridotta di Real-Psg, ma per fare meglio di prima non ci vuole molto. Ora sotto col recupero degli infortunati e con un programma fisico orientato alla disputa dei play off nei quali l'Avellino dovrà a potrà essere un cliente scomodissimo. A patto che recuperi alcuni calciatori Di Gaudio su tutti e la tenuta fisica. Se poi anche le direzioni di gara saranno più convincenti tanto di guadagnato.
A posteriori serviva molto meno: un attaccante di razza sottoporta, un po' di attenzione in più e, per quanto l'argomento mi dia l'orticaria, una direzione di gara più autorevole. L'arbitraggio ha dato la macroscopica impressione di essere fuori dalla gestione anche emotiva della partita. Insufficiente.
Un voto che non mi sento di affibbiare all'Avellino che, senza piangersi addosso, ha fatto forse anche più di quello che ci si aspettava. Non certamente sfavillante - in alcune zone manca la materia prima per alzare la qualità - , ma deciso, più verticale e alla ricerca della giocata rispetto al recente passato.
Il gol di Matera è il frutto di idee che fino a qualche settimana fa neanche venivano elaborate. E Carriero che nel primo tempo rimbrotta la difesa per non aver ricevuto un pallone sui piedi ma a mezza altezza è la faccia di un Avellino che prova, nonostante i limiti, a fare la partita come dimostrato anche in 10 vs 11 dopo l'espulsione di Tito.
Peccato che il Palermo l'abbia ripresa subito e poi capovolta con un doppio errore difensivo che lascia l'amaro in bocca, ma non boccia nel complesso una difesa che, per quanto rimaneggiata, ha concesso pochissimo. Lo stesso Scognamiglio è in crescita. Nei play off servirà gente come lui per abbinare l'esperienza a quel fuoco sacro che in questo momento latita in calciatori che appaiono troppo lontani dagli standard di squadra.
Le prestazioni di Plescia, con tutte le attenuanti dei guai fisici del caso, sono ancor meno convincenti del misero bottino di gol finora messo a referto uno nel girone d'andata, uno su rigore qualche settimana fa. Il conto del credito, ci mancherebbe, è sempre aperto, ma le giornate passano e l'apporto fornito è inversamente proporzionale all'investimento fatto per lui dalla società e alle attese dei tifosi, che hanno sognato il cioccolatino fornito da Kanoutè e ancora non hanno digerito la spalla offerta dall'attaccante in verde.
Ed è un po' nella stessa condizione Micovschi. Mai in partita, mai coinvolto, mai un guizzo. Per una squadra costruita per fare il 4-3-3 anche se il mistero sul come sia stata allestita - male - la rosa forse mai verrà completamente in superficie trattasi di tessera mancante pesantissima in un puzzle già di per sé oberato da infortuni e sfortuna.
Restano, però, paradossalmente sensazioni meno negative rispetto a qualche vecchia vittoria episodica che pure abbiamo conosciuto nell'ultimo periodo. Questa squadra sta trovando, remando controcorrente, una nuova identità, non si appende agli alibi e comincia ad avere primi vagiti di gioco non aspettiamoci versioni in scala ridotta di Real-Psg, ma per fare meglio di prima non ci vuole molto. Ora sotto col recupero degli infortunati e con un programma fisico orientato alla disputa dei play off nei quali l'Avellino dovrà a potrà essere un cliente scomodissimo. A patto che recuperi alcuni calciatori Di Gaudio su tutti e la tenuta fisica. Se poi anche le direzioni di gara saranno più convincenti tanto di guadagnato.
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