Alla fine la cessione c'è stata davvero. Sembrava una chimera, la solita telenovela conclusa con un nulla di fatto, forse scottati con i vari tentativi di acquisto che si erano rincorsi negli ultimi mesi, sempre rispediti al mittente. A far saltare il banco erano state le mancate dimissioni, entro l'ultimatum dato dalla IDC, di De Cesare e Mauriello. Mancate dimissioni che avevano mandato su tutte le furie Luigi Izzo che, insieme a Martone, si era ritirato dalla trattativa. Ha invece temporeggiato Nicola Circelli perché, il giorno dopo, nonostante un controcomunicato (scritto probabilmente piu' per questioni di principio che per reali intenzioni) in cui si specificava di non aver mai promesso dimissioni, queste sono poi arrivate, ma con Izzo ormai fuori. Circelli ha allora ripreso in mano tutti i fili della trattativa e, insieme al fido Polcino, agli avvocati che lo hanno accompagnato nella trattativa e grazie all'aiuto dei commissari Scalella e Baldassarre, che avevano il compito di portare a termine la trattativa a favore dell'offerta ritenuta piu' congrua, il tutto si è formalizzato questa mattina.
"Finché non vedo non credo" era ormai diventato il motto degli ultimi tempi da parte di tifosi, addetti ai lavori, tutti coloro stavano ormai perdendo le speranze e pensavano che De Cesare volesse andare avanti da solo, pur tra mille difficoltà. Perché poi? Probabilmente perché De Cesare per indole non se la sentiva di abbandonare un progetto che immaginava diverso, che era iniziato col piede giusto nella scorsa stagione, e che probabilmente pensava di poter riprendere una volta risolti i problemi giudiziari. Ma si sarà poi reso anche conto che in queste condizioni era difficile garantire un futuro degno all'Avellino, magari già far fede alle scadenze, vedi i prossimi stipendi da pagare entro il 16, sarebbero state difficile da onorare in questo momento senza evitare una penalità in classifica. E poi c'era il mercato da condurre, una squadra da rinforzare... Alla fine ha ceduto, pur mantenendo comunque un diritto di recompra che, come svelato da Polcino, scadrà nell'anno solare 2020. Come dire: se risolverò i miei problemi voglio riacquistare il mio bene. La IDC, per mantenere la parola precedentemente data, ha mantenuto questa clausola, anche se lo stesso Circelli ha poi svelato che la loro speranza è che, tra un anno, De Cesare gli faccia i complimenti e gli dica di continuare così.
E adesso galleggiamo in quella fase a metà tra l'entusiasmo e l'euforia che sempre accompagna un cambio di proprietà, tra sogni di gloria e rosee speranze, e una sorta di preoccupazione che imprenditori non rodatissimi nel mondo del calcio non riescano a fare meglio degli ultimi predecessori. La piazza di Avellino si è scottata troppo negli ultimi anni, ed è normale ora guardare con un pizzico di diffidenza a chiunque prenda in mano una delle cose piu' care al popolo avellinese. E subito si va a guardare il curriculum: titolare di un'azienda di metalli e infissi in provincia di Benevento Circelli, socio della Clesi Prefabbricati Izzo, il primo è stato già presidente del Campobasso in serie D. Nessun curriculum eclatante in campo sportivo né aziende alle spalle che facciano gridare al super imprenditore che porterà l'Avellino in alto. Ma, almeno nelle intenzioni, con la politica dei piccoli passi, dalle prime parole Circelli sembra avere le idee chiare.
"Non veniamo per mandare via tutti e rivoluzionare lo staff, finora sta facendo bene ci limiteremo ad osservare, conoscere e intervenire per crescere e riportare l'Avellino dove merita" ha detto. Sembrano parole sagge, dettate dalla volontà di fare calcio seriamente ad Avellino, e magari perché no avere anche un ritorno economico nelle proprie attività, normale nel calcio di oggi in cui un imprenditore investe in una squadra con la speranza di avere anche un tornaconto economico. Altrimenti non sarebbe un investimento ma un regalo a fondo perduto. Non esiste piu' l'epoca dei presidenti romantici e la IDC avrà anche i suoi interessi, ma questo ai tifosi non interessa, anzi ben venga una gratificazione se può servire a investire di piu' e meglio. Quello che interessa è non soffrire piu' come avvenuto in passato, tornare a calcare con dignità i palcoscenici del calcio che conta e godere delle gioie del calcio ogni domenica senza dover guardare, periodicamente, ai tribunali.
Anche noi, come tutti i tifosi, non possiamo che fare il nostro miglior in bocca al lupo a Circelli e Izzo (se quest'ultimo sarà il suo socio, oppure ai nuovi soci, come anticipato da Circelli nel caso Izzo e Martone si tireranno indietro) di buon lavoro all'Avellino, ricordando la responsabilità che hanno verso questa piazza e le aspettative che la gente nutre verso di loro. Gente che ha sofferto ed è stata umiliata fin troppo negli ultimi anni, ora è tempo di risalire la china e tornare a essere Lupi.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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